Abbadia di San Tommaso in Foglia
Apsella (Montelabbate)
L’abbazia di San Tommaso in Foglia è situata a poca distanza dalla confluenza del fosso Apsella con il torrente Apsa, affluente del Foglia.
Il monastero benedettino, eretto attorno al X secolo sulle rovine di un tempio pagano che la storiografia locale ritiene consacrato al dio Silvano, sorgeva in un luogo di grande vitalità e frequentazione, punto di incontro di due importanti direttrici già esistenti in epoca romana: la strada che da Pisaurum conduceva ad Urvinum e la via collinare interna sud-nord che permetteva di abbreviare il percorso della consolare Flaminia, collegando Forum Semproni con la costa adriatica, nei pressi di Colombarone.
La fortuna di questo cenobio è legata soprattutto alla residenza del papa tedesco Clemente II che qui il 9 ottobre 1047 concluse i suoi giorni. Nei secoli seguenti, infatti, per le generose donazioni accordate dallo stesso pontefice e da altri potenti che lo frequentarono, il monastero conobbe un periodo di grande floridezza, proseguito fino a quando le sfavorevoli congiunture politiche del XV secolo provocarono la decadenza e la conseguente soppressione del centro monastico (1447).
Del complesso abbaziale oggi rimane solo la chiesa, in stile romanico e con facciata a capanna tripartita, edificata con conci di pietra arenaria e mattoni perlopiù segnati con motivi a spina di pesce. L’interno, suggestivamente illuminato dalla luce della bifora della facciata e dalle strette monofore che si aprono sui lati e sulla parete di fondo, presenta un corpo centrale affiancato da due navate laterali: a destra il colonnato originario in pietra arenaria e capitelli altomedievali, a sinistra pilastri in muratura che hanno sostituito le colonne crollate nel terremoto del 1781. Completamente perduta invece è la zona absidale, probabilmente di forma trilobata e collegata al corpo della chiesa da un’altra arcata.
Lungo la navata sinistra è esposta una parte del materiale lapideo, di origine romana ed altomedievale, rinvenuto soprattutto durante i restauri degli anni ’70 del Novecento. La ricca documentazione archeologica recuperata dall’area nel corso del tempo conferma l’ipotesi che la zona in età romana fosse sede di un pagus con annesso luogo di culto.
Nell’ambiente che circonda l’abbazia vegetano numerosi esemplari di roverella (Quercus pubescens) di notevoli dimensioni che meritano la massima considerazione e salvaguardia.